19 GENNAIO 1869 ARRIVO A PIACENZA

Era un desiderio della nostra madre Fondatrice Giulia Colbert di Barolo, avere le suore in terra piacentina, grazie alle sorelle di Cremona che hanno realizzato questo sogno cinque anno dopo la sua morte, il 19 gennaio 1869.

 

 Disegno di Renato Vermi

 

Era il 18 gennaio 1869 il gruppo di religiose può fare il proprio ingresso a Piacenza, da porta San Lazzaro, dove le attendeva un giovane inviato dal canonico Pietro Giacoboni, incaricato di guidarle il via Campagna. "Arrivate alla nostra piccola abitazione, - si legge nelle cronache della casa - trovammo il nostro Superiore Don Ferdinando Manini, il Signor Canonico Don Pietro Giacoboni ed il nuovo Superiore della piccola Casa Don Gaetano Botti. Quest'ultimo con la scopa puliva la nuova Cappella; Don Manini faceva il cuoco in cucina; ove aveva messo la carne e con un legno toglieva la schiuma, che senza avvedersi mandava sopra la propria veste di panno nero. Il Can. Don Pietro attendeva ad altre piccole faccende. Vi erano poi due uomini, uno di Cremona ed uno di Piacenza, cioè Carlino falegname nostro e Merenzio per altre occorrenze come spese commissioni ecc... . Al piano terreno vi erano pur tre sedie ed al nostro arrivo unendoci nella piccola cucina unitamente ai tre RR. soprannominati, nessuno osava sedersi, ed a vicenda ci facevamo offerte intanto che ognuno stava in piedi, meno la Suor Ferdinanda che per la forte emicrania dovette sedersi vicino al fuoco... .  Liete ci preparavamo alla Sacra Funzione del mattino".

Ed è proprio la funzione del mattino, 19 gennaio 1869, un martedì, che nella storia della Congregazione viene ritenutao l'atto che segna l’avvio ufficiale. “In questa prima notte –continua la cronaca interna - non si riposò molto; avendo i sacconi assai umidi pensammo esser bene il metter una delle due copertine di lana sul pagliericcio e coricarci vestite con sopra l'altra. Nel nostro cuore ognuna godeva per poter proprio provare gli effetti della santa Povertà! Il mattino venne il Rev. Don Ferdinando Manini a celebrare; a noi pareva esser a Betlemme: quella lunga e bassa camera (ex vasaia), quel fienile sopra, la povertà dell'altare (portatile): tutto, tutto ricordava Betlem!! Durante la S. Messa si rese grazie a Dio, come anche dopo la S. Comunione. Egli lasciò il SS.mo in Cappella e così venne aperta una Casa novella alla povera gioventù bramosa di ritornare a Dio; ed in giorno di cara memoria, perché anniversario del passaggio a miglior vita della f u Marchesa Giulia di Barolo nostra Fondatrice”.  Il  calice che utilizzò il celebrante rimase alla Congregazione come preziosa testimonianza del primo passo di una comunità che nel tempo avrebbe consolidato la sua presenza. ( dalla cronaca della casa )

 

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